Il Nuovo Modulo CNF per l’Intelligenza Artificiale negli Studi Legali. L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel settore legale italiano segna un’importante evoluzione, non solo operativa ma anche etica. Con la Legge 132/2025, che limita l’uso dell’IA a funzioni di supporto, il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ha messo a punto un modello di informativa per i clienti, per garantire trasparenza e fiducia.
Avvocato e Intelligenza Artificiale: il nuovo Modulo CNF per la Trasparenza
Obbligo Normativo e Modello di Trasparenza
La Legge 132/2025, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 25 settembre, stabilisce che gli strumenti di IA possono essere utilizzati solo per attività di supporto, assicurando la prevalenza del lavoro intellettuale dell’avvocato. Il CNF ha risposto a questa esigenza con un modulo ufficiale che deve essere compilato per informare i clienti riguardo all’uso dell’IA.
Questo documento inizia con i dati dello studio legale e termina con la sottoscrizione dell’avvocato e del cliente, che attesta di essere stato informato sulle modalità di utilizzo dell’IA.
Finalità e Garanzie per il Cliente
Il modulo del CNF delinea chiaramente i limiti e le modalità di utilizzo dell’IA, che include attività come gestione di segreteria, ricerca normativa, analisi documenti e predisposizione di bozze. È fondamentale che il risultato generato dall’IA sia sempre verificato dall’avvocato, riaffermando così la responsabilità professionale.
Inoltre, l’uso dell’IA dovrà rispettare il GDPR, garantendo la tutela della privacy e la riservatezza dei dati trattati.
Confronto con Altri Modelli
Il modello CNF si distingue da quello di Confprofessioni/ANF, che offre un’informativa più dettagliata, comprendente tipi di IA utilizzati e luogo di residenza dei sistemi. Questa diversità mette in luce il dibattito in corso sull’adeguatezza delle informazioni fornite ai clienti.
La Situazione della Professione Legale in Italia
Un sondaggio Ipsos ha rivelato che il 36% degli avvocati utilizza già strumenti di IA, con un’adozione più alta tra i giovani e nei grandi studi legali. Tuttavia, la fiducia nell’IA rimane bassa: oltre la metà degli avvocati non la considera affidabile per attività giuridiche complesse.
Le preoccupazioni includono la disumanizzazione delle decisioni legali e la trasparenza degli algoritmi. Questo scenario evidenzia la necessità di integrare l’innovazione tecnologica senza compromettere l’essenza del lavoro giuridico umano e il rapporto fiduciario con il cliente.

